Le Chiese di Napoli – San Lorenzo Maggiore
La basilica di San Lorenzo Maggiore è una basilica monumentale di Napoli, tra le più antiche della città, ubicata nel centro antico, presso piazza San Gaetano.
Storicamente ed artisticamente è uno dei complessi monumentali più rilevanti della città. All’interno del convento ha sede il Museo dell’Opera di San Lorenzo Maggiore, che comprende inoltre la visita agli scavi archeologici omonimi.Nel 1235 il papa Gregorio IX ratificò la concessione di una chiesa dedicata a san Lorenzo da erigere in città. All’epoca sono documentate in città la presenza di almeno altre cinque chiese dedicate al santo, con quella del Foro, di epoca paleocristiana, assegnata ai frati francescani come edificio su cui sarebbe stato costruito il nuovo tempio.
Carlo I d’Angiò a partire dal 1270, quindi non molto tempo dopo la sua vittoria su Manfredi, iniziò a sovvenzionare la ricostruzione della basilica e del convento, in una mescolanza di stile gotico e francescano. Ad architetti francesi si deve l’abside, prima parte edificata della chiesa,[2] ritenuta unica nel suo genere in Italia ed esempio classico di gotico francese. Nel passaggio dall’abside alla zona del transetto e della navata si andò affermando invece uno stile maggiormente improntato al gotico italiano, segno del mutamento dei progettisti e delle maestranze avvenuto con il passare degli anni.Negli anni successivi la basilica fu protagonista di importanti eventi storici per la città ed il regno più in generale: san Ludovico da Tolosa, rinunziatario al trono del padre Carlo II d’Angiò, a beneficio del fratello Roberto d’Angiò, fu infatti consacrato sacerdote in questa basilica. Altra consacrazione celebre fu quella di Felice Peretti, vescovo di Sant’Agata de’ Goti, il futuro papa Sisto V.
Nel 1343 soggiornò nel convento Francesco Petrarca, come egli stesso documentò in una lettera all’amico Giovanni Colonna, descrivendogli il maremoto che il 25 novembre colpì la città, mentre Giovanni Boccaccio pare che qui si innamorò di Fiammetta, la bella Maria d’Aquino, figlia del re Roberto d’Angiò, sua musa ispiratrice, dopo averla vista nella basilica durante la messa del sabato santo del 1334.A partire dal XVI secolo la basilica è stata oggetto di numerosi rimaneggiamenti dovuti anche ai danni dei terremoti o ai fatti storici che colpirono la città ed il convento; il chiostro divenne infatti deposito di armi dei Viceré spagnoli e nel 1547 il campanile fu posto sotto assedio dal popolo nella rivolta contro Pedro de Toledo. Altri eventi si ebbero poi anche nel secolo successivo, come nel 1647 quando i seguaci di Masaniello presero d’assalto la torre campanaria utilizzandola come avamposto di artiglieria contro gli spagnoli. I lavori di adeguamento, ad opera di architetti locali, previdero in questo secolo e nel XVIII rifacimenti barocchi, i quali interessarono in particolar modo la facciata della chiesa che fu totalmente rifatta nel 1742.
A partire dal 1882 i restauri, più volte interrotti e ripresi, sino all’ultimo, terminato nella seconda metà del XX secolo, cancellarono progressivamente le aggiunte barocche, ad eccezione della facciata e della controfacciata, opera di Ferdinando Sanfelice, della cappella Cacace e del cappellone di Sant’Antonio, opera di Cosimo Fanzago.
Tra gli anni cinquanta e anni sessanta del Novecento furono eseguite opere di consolidamento da Rusconi per bloccare il crollo delle mura attraverso un contrafforte e opere di cemento armato.
La basilica ha una pianta a croce latina con cappelle laterali aperte da archi acuti che si aprono sull’unica navata coperta, così come il transetto, a capriate.
La controfacciata, in stile barocco, evidenziando come i lavori del Sanfelice del 1742 non avessero interessato solo l’aspetto esterno della chiesa ma bensì tutta la struttura portante, con conseguente rimaneggiamento anche della parete interna, vede a destra il sepolcro di Giambattista della Porta, mentre sopra il portale d’ingresso una Allegoria francescana di Francesco Curia.
Le cappelle sono otto sul lato sinistro e nove in quello destro, eterogenee per gusto e dimensione, in particolar modo le prime della navata, comunque non tutte riempite di opere al loro interno. Queste vedono principalmente il dominio del gotico, i cui lavori decorativi interni sono stati eseguiti da artisti di scuola francese o napoletana; altre cappelle sono sostanzialmente spoglie, talune conservano pochi frammenti di cicli di affreschi trecenteschi, altre ancora invece fanno parte dei rimaneggiamenti avvenuti nei secoli successivi all’edificazione della chiesa esponendo quindi opere di matrice barocca napoletana, come la terza cappella di destra, la seconda e terza di sinistra (che costituisce un unico ambiente) e il cappellone di Sant’Antonio, sul transetto sinistro.