DA RESINA AD ERCOLANO: la storia del cambio di nome

Il cambio del toponimo di una cittadina campana attraverso un lungo iter, tappezzato di interventi a favore e contro, polemiche e dimenticanze.

La storia prende avvio nel 1957, precisamente il 4 dicembre, con una proposta inviata dal prof. Virgilio Catalano (Ispettore onorario per le antichità e monumenti di Ercolano e Portici, studioso appassionato di Ercolano, nonché maestro presso la scuola elementare G. Rodinò di Ercolano) all’allora Sindaco di Resìna, avv. Ciro Buonajuto. Catalano proponeva il cambio del nome da Resìna a Ercolano, adducendo, a supporto, l’importanza e il prestigio che gli scavi della vecchia Ercolano stavano assumendo e che detto nome era conosciuto in Italia e nel mondo, mentre Resìna, benché usato da secoli, rimaneva un nome ignorato nei circuiti turistici. La risposta del Sindaco fu sollecita: nella Giunta del 30 dicembre, presenti 5 assessori, presentò la proposta di Catalano che fu approvata all’unanimità, ferma restando, la successiva obbligatoria ratifica del Consiglio Comunale. In attesa della discussione in Comune, il prof. Catalano, che aveva proposto anche un referendum popolare, si fece parte attiva nella raccolta di firme favorevoli al cambio, raccogliendone in gran numero. La polemica, che nacque, immancabile in certe circostanze, si svolse con toni pacati e civili anche attraverso l’invio di lettere da parte dei cittadini a giornali locali e parrocchiali. Il giornale “la Fiaccola Ercolanese” riportava, nel febbraio 1958, la lettera di un cittadino (comm. Luigi Formicola) il quale, come tanti altri, per ragioni strettamente sentimentali, si dichiarava contrario al cambio del toponimo e chiedeva, comunque, che fosse indetto un referendum popolare in merito.

Il giornale, accolta la lettera, nel mese di marzo, pubblicò il sunto di 4 interventi di 3 cittadini resinesi ed 1 porticese, i quali si dichiaravano favorevoli al cambio.

Successivamente arrivarono lettere di resinesi residenti in altre regioni e, addirittura, all’estero: tutti concordi nel cambio di nome. Mentre la storia si sviluppava negli anni, la delibera della Giunta del dicembre 1957 giaceva in qualche cassetto. Resina era diventato un nome pesante da perpetuare: se qualcuno lo nominava, facilmente si sentiva rispondere “Ah ….’o paese de pezze”.

In modo meno pesante, in un radio giornale degli anni 50, Resina veniva definita la Shangai dell’Occidente.

A due documentari RAI degli anni 60, girati alla via Pugliano da Sergio Zavoli, con interviste a operatori del settore e al Sindaco di allora (dott. Salvatore Coppola), l’autore dette il nome, per certi versi non gratificante per Resìna: la tratta degli stracci.

Il commercio di via Pugliano richiamava certamente molte persone, anche da fuori regione, ma si limitava a gente interessata agli acquisti e la ricchezza prodotta restava nell’ambito del mercato, senza alcuna ricaduta sulla città. Nonostante la “dimenticanza” delle Amministrazioni che successero a quella del 1957, la polemica andava avanti e, come accade in queste storie, si formarono alla fine 4 scuole di pensiero.

La prima, senza se e senza ma: Resìna.

La seconda, sempre senza se e senza ma: Ercolano.

La terza e la quarta erano più concilianti e proponevano rispettivamente:

Resìna di Ercolano ( mons. Francesco Luisi 1963);

Resìna su Ercolano (Eduardo Tammaro su “la Consolatrice”1964).

Il 1964 fu l’anno della polemica: Resìna di….Resìna su…. poi tutto finì come si sa.

Le Autorità aprirono il cassetto e rispolverarono la proposta presentandola come fatta da un assessore il 21/10/1967.

L’iter si concluse con il cambio del toponimo con la pubblicazione sulla G.U. n. 69 del 15/3/1969 con D.P.R. del 12/2/1969.

Del prof. Virgilio Catalano, poi, si trova traccia, solo in una lettera del Sindaco prof. Francesco Scognamiglio che lo ringraziava per il passato impegno.

Imperato Mariano